Quando sono arrivata in Giappone per la prima volta, a settembre 2019, ero decisa a continuare il mio stile di vita plastic free che, dopo tanti sforzi, avevo raggiunto in Italia. Pensavo, anzi, che qui sarebbe stato addirittura più semplice lo Zero Waste, ma la verità è che non avevo ancora sperimentato la follia giapponese che arriva a mettere pacchetti di plastica in… altri pacchetti di plastica.
Se per esempio vuoi comprare un normalissimo pacco di biscotti – di cui la confezione è già di plastica – non restare sorpreso se, quando lo aprirai, troverai i biscotti raggruppati a due a due in altri piccoli pacchetti di plastica. Oppure, se vuoi comprare della frutta o verdura, non meravigliarti quando vedrai le banane vendute singolarmente e ciascuna avvolta, ovviamente, in un sacchetto di plastica.
Altro demone consuma plastica sono i conbini (convenience stores), i negozi comodissimi aperti 24 ore su 24, sette giorni su sette, dove puoi comprare di tutto, dai bento già pronti ai cavi elettronici. Inutile dire che tutto, lì, è avvolto nella plastica. Perché? Perché in Giappone è tutto pensato per la comodità del cliente. Quando al combini i commessi mettono la confezione di pollo fritto in una busta piccola che, a loro volta, mettono in una busta più grande insieme agli altri prodotti, lo fanno perché non vogliono che la confezione di cibo si apra e si riversi all’interno.
Dopo sei mesi in Giappone sto iniziando a capire come fare per evitare lo spreco di plastica in Giappone. È ancora difficile e non riesco a raggiungere lo stesso livello che avevo in Italia, ma ecco qui i miei consigli per evitare, almeno, l’evitabile.
1. Porta la tua bottiglia!
Può sembrare un consiglio banale, ma quando sei in una città dove per ogni strada ci sono le macchinette automatiche jidōhanbaiki (自動販売機) ricordarsi di portare la bottiglia non è il primo pensiero della mattina. La comoda mentalità giapponese è lì, in agguato, e ti suggerirà semplicemente di fermarti alla prima macchinetta e comprare l’acqua. Dame (だめ)!
Se sei in Giappone ti suggerisco di scaricarti MyMizu, un’app che ti indica i luoghi più vicini dove poter fare un refill gratuito.
Per l’acqua in generale, invece, come fare? Partiamo col dire che qui, in Giappone, a meno che non si abiti in un edificio molto vecchio, l’acqua è potabile. Se però non preferisci l’acqua corrente o se non hai dei mezzi che ti consentono di trasportare confezioni pesanti, il mio consiglio è quello di comprare un filtro da applicare al rubinetto. Un’alternativa completamente giapponese è quella di utilizzare il carbone Binchōtan (備長炭), ovvero il carbone vegetale. Dopo averlo lasciato nelle bottiglie di acqua corrente per qualche ora, il carbone assorbirà circa il 75% di cloro. Questa è, in realtà, la scelta più Zero Waste in Giappone, dato che dopo averlo usato, si può riutilizzare il carbone o come un profuma ambienti o per piantarlo in giardino.
2. Rifiuta la busta di plastica e lo scontrino
Ancora una volta, un consiglio che potrà sembrare banale, ma che non è da sottovalutare. Al conbini i commessi sono velocissimi e mentre sei impegnato a cercare di capire se quello che stai prendendo dal portafogli è un 50 yen o un 5 yen, ecco che tutto è già stato, con tanto di scontrino lungo un metro. Cosa dire in queste situazioni?
Appena si arriva alla casa, si può semplicemente dire “fukuro to reshito mo iranai” (袋とレシートはいらない), che letteralmente significa “non ho bisogno di una busta e dello scontrino”. Lo stesso si può dire, ovviamente, anche al supermercato o in qualsiasi altro negozio.
3. Evita le cose confezionate
Spesso al supermercato sono inevitabili, lo so, ma se si cerca bene, anche a Tokyo si possono comprare frutta e verdura dal negozio di fiducia. E se anche lì stanno per metterti il cibo in una busta di plastica, puoi fermarli e dire “sono mama ii desu” (そのままいいです), ovvero “va bene così com’è” e dare loro la tua busta. Ultimamente molti supermercati non offrono più buste di plastica, per invogliare i clienti a usare sempre più spesso la マイバッグ, dall’inglese “my bag” per indicare la proprio borsa di stoffa portata da casa.
In alternativa, si possono cercare i bulk food shops. Cosa sono? Anche se bulk indica letteralmente massa, questo non significa che i bulk food shops siano dei negozi dove comprare cibo in larga quantità. Si tratta dei negozi all’ingrosso come Costco, o METRO, dove i prodotti (cereali, legumi, ma anche farina, miele, chicchi di caffè) sono conservati in grandi casse e non venduti singolarmente. Questo comporta meno confezioni e, quindi, meno plastica! Per quanto mi riguarda, non sono ancora andata in un bulk shop semplicemente perché, dovendo cucinare solo per me stessa e mangiando spesso alla mensa dell’università, non ho bisogno di una grande varietà di prodotti. Ma se vivi con una host family, o con altri amici che hanno un’auto, ecco una mappa con tutte le localizzazioni dei bulk food shops.
Per quanto riguarda i saponi, invece, purtroppo non ho altri consigli se non Lush.
4. Porta la tua tazza per il caffè
Se sei un coffee addicted come me o se bevi tanto tè, allora in Giappone corri il rischio di consumare il triplo della plastica in più rispetto a qualsiasi altra persona. Immagina, infatti, di andare al conbini o allo Starbucks più vicino ogni volta che hai bisogno di un caffè, in media consumeresti circa tre bicchieri monouso al giorno! Il mio consiglio, quindi, è quello di portarti la tua tazza. Per utilizzarla, ti basterà dire “watashi no cappu o tsukatte mo ii desu ka” (私のカップを使ってもいいですか, posso usare la mia tazza?) e il gioco è fatto! Inoltre, da Starbucks riceverai anche un piccolo sconto.
5. Non cedere alla fast fashion!
Lo Zero Waste è uno stile di vita che ti impegna in tutti i campi, dalla bottiglia di plastica fino a quello che indossi. Tokyo è una delle capitali della moda, ma le opzioni economiche non sono molte se si vuole evitare la fast fashion. Una delle opzioni può essere quella di comprare vestiti di seconda mano. Ricordati, infatti, che quando qualcosa si vende usata qui in Giappone è quasi sempre nuova o indossata soltanto un paio di volte. Non è raro, infatti, trovare vestiti di qualche anno fa, ma mai usati. Uno dei posti che preferisco anche solo per fare un po’ di window shopping è Shimokitazawa.
Altri quartieri molto consigliati per il buon usato sono sicuramente Nakano e Koenji.
Tuttavia, so per esperienza che a volte in Giappone è difficile trovare delle taglie che abbiano una corrispondente occidentale. Se proprio non riesci a trovare nulla ai mercati dell’usato, la scelta meno fast fashion non è che Uniqlo. Il fondatore Tadashi Yanai ha spiegato che Uniqlo non è una catena come tante altre, ma che si preoccupa di fabbricare i suoi prodotti nella massima sostenibilità possibile, utilizzando, ad esempio, poliestere riciclato dalle bottiglie PET.
6. Ricicla quello che non indossi
Riciclare è una delle parole d’ordine che chi aspira allo Zero Waste assoluto deve imparare. Riciclare, infatti, è un verbo molto vasto, perché si può letteralmente riciclare di tutto: da oggetti rotti fino ai vestiti che non utilizziamo più.
Le opzioni per riciclare i vestiti sono molte qui a Tokyo. Oltre che a portare ciò che non si indossa più a uno dei negozi di seconda mano sopra menzionati, ci si può anche affidare alle catene (di più facile accessibilità). Si può, infatti, andare da Uniqlo; meglio se qui però si riciclano solo vestiti della stessa marca. Oppure si può andare da H&M, dove non c’è obbligo di marca, ma soltanto una limitazione degli oggetti da riciclare. Non si possono portare, infatti, scarpe o accessori. Inoltre, H&M regala un coupon di 500 yen per ogni busta di abiti vintage. Un coupon, però, che noi Zero Wasters non utilizzeremo, vero?
Un ultimo consiglio molto generale che mi sento di darti è semplicemente quello di cercare un’alternativa in tutto quello che fai. Se, ad esempio, devi congelare qualcosa, non farlo in una bustina di plastica, ma in un contenitore rigido; se devi cucinare qualcosa al forno, non utilizzare i contenitori monouso, ma quelli riutilizzabili. Una volta che si entra in questa nuova mentalità, si può trovare un’alternativa a tutto quello che si fa.
Questo articolo è stato gentilmente scritto da Carmen, studentessa universitaria in scambio culturale in Giappone. Segui le sue avventure a Tokyo nella sua pagina Instagram “lilyj2202“.