Abbiamo intervistato Marco, un nostro studente italiano che ha deciso di frequentare una scuola di lingua in Giappone nel 2020. Inizialmente Marco doveva partecipare al corso di aprile 2020, ma a seguito dell’attivazione da parte del Giappone delle restrizioni sull’ingresso nel paese, ha dovuto posticipare l’inizio del corso a ottobre 2020.
Ci ha quindi raccontato come è stato iniziare il corso in autunno, e quali procedure ha dovuto seguire prima e dopo l’arrivo in Giappone a ottobre.
Attenzione: quanto descritto in questo articolo fa riferimento alle procedure d’ingresso attivate a inizio ottobre 2020, e all’esperienza di uno studente arrivato alla fine di ottobre 2020. Le procedure d’ingresso potranno subire notevoli variazioni nei prossimi mesi a seconda dell’andamento della situazione in Giappone e all’estero con il COVID-19 e alle disposizioni dell’Immigrazione giapponese.
Ciao! Parlaci un po’ di te.
Mi chiamo Marco, ho 24 anni e sono italiano. Studio alla Arc Tokyo Japanese Language School, nel campus di Iidabashi. Sono arrivato a ottobre 2020 con un livello di JLPT N5 e ora (a fine gennaio 2021) ho quasi raggiunto il livello N4. Prevedo di rimanere un altro anno e mezzo circa per finire gli studi di lingua e poi probabilmente, una volta terminata la scuola, aprirò una mia società in Giappone.
Perché vuoi studiare giapponese e perché proprio in Giappone?
Fin da piccolo sono sempre stato appassionato della cultura anime e manga. Dal 2017 mi sono appassionato alla cultura giapponese in generale e poi ho iniziato a studiare la lingua da autodidatta. Credo che fare esperienza diretta nella società nella quale una certa lingua viene parlata permetta di capire meglio se quello che stai facendo ti piace davvero.
Quando avevi inizialmente pianificato di venire in Giappone?
Il programma era di arrivare a fine marzo 2020 per poi iniziare il corso ad aprile 2020. Sono però riuscito a entrare solo a fine ottobre 2020, dopo molte peripezie [ndr: per via del blocco degli ingressi dall’estero in atto in Giappone da aprile a settembre 2020]. A marzo, appena ho saputo della possibilità di non riuscire a entrare in Giappone mi sono preoccupato, e circa 4 giorni prima della data prevista per la partenza i visti emessi dalle ambasciate italiane sono stati sospesi. Onestamente ho pensato più volte di ritirare l’iscrizione, ma alla fine il mio desiderio di venire in Giappone ha vinto su tutto.
Come ha influito il ritardo nella partenza sulla tua vita quotidiana?
Il ritardo è stato pesante principalmente nei primi 2 mesi. Durante quel periodo ero molto affranto dall’idea di non essere riuscito a partire per il Giappone quando avevo previsto. Mi sono domandato spesso se ne valesse davvero la pena o se non fosse un segno del destino. Da maggio ho ripreso a lavorare per tutta l’estate, nella speranza di partire al più presto. Il lavoro principalmente mi ha distratto dalla situazione, altrimenti credo sarei stato uno zombie!
Come ti ha assistito Go! Go! Nihon durante la fase di iscrizione e nei mesi di attesa?
Go! Go! Nihon mi ha assistito in ogni fase dall’ottenimento del visto studentesco, all’iscrizione alla scuola migliore per le mie esigenze e alla preparazione di tutto il necessario prima di venire in Giappone (alloggio, consigli utili, informazioni per registrazione residenza, tessera sanitaria etc.). Durante la pandemia hanno cercato di tenermi aggiornato il più possibile con le ultime novità dalla scuola e dal governo giapponese.
A fine settembre il Giappone ha annunciato che dal 1 ottobre sarebbe stato possibile entrare in Giappone, ma ha attivato varie nuove procedure per l’ingresso nel paese. Ti va di raccontarci quali procedure hai dovuto seguire dall’annuncio della riapertura all’atterraggio in Giappone?
Certo! Innanzitutto ho dovuto rifare un nuovo visto, in quanto quello precedente che mi avevano emesso a marzo non era più valido. Per poter rifare il visto mi è stato richiesto un documento extra (chiamato “Written Pledge”), ovvero un certificato della scuola con cui garantiva al governo giapponese che avrebbe vigilato sul mio periodo di quarantena una volta arrivato in Giappone. Oltre al Written Pledge ovviamente ho dovuto presentare al consolato giapponese l’originale del Certificato di Eleggibilità (che avevo ancora sul passaporto) e ho dovuto compilare di nuovo lo stesso modulo di richiesta del visto che avevo compilato a marzo.
Il giorno della partenza, al check-in in aeroporto ho dovuto presentare, oltre al passaporto con il visto e il CoE:
- l’esito di un tampone PCR che avevo effettuato entro 72 ore dall’orario del volo di partenza per il Giappone
- il Written Pledge
- la copia del certificato di assicurazione sanitaria per i 14 giorni della quarantena (nel mio caso, la scuola mi aveva fornito quest’assicurazione)
Una volta controllati tutti i documenti, oltre ai biglietti, mi è stata data un’autocertificazione da compilare con i miei dati, la dichiarazione dei motivi dello spostamento, i numeri di volo con destinazione e confermare di non essere sottoposto a quarantena in Italia e non avere i sintomi COVID-19. Questo foglio è stato ritirato prima di salire in aereo. [ndr: da dicembre molte compagnie fanno compilare l’autocertificazione online prima della partenza o al check-in]
Una volta atterrato in Giappone, cosa hai dovuto fare per superare i controlli in aeroporto?
La procedura è semplice. Arrivato in aeroporto sono stato portato subito in una sala per fare il test salivare per il COVID. Il test salivare è relativamente difficile perché bisogna produrre una quantità non indifferente di saliva… in 5 minuti però si riesce a riempire la provetta con la quantità necessaria. Mi è stato applicato un numero sui moduli che avevo compilato in aereo, e quel numero è stato poi utilizzato per consegnarmi il risultato. Sono quindi passato in una seconda stanza in cui viene è stato controllato il Written Pledge (che è stato ritirato), e tutte le informazioni relative all’alloggio per la quarantena e i contatti.
Una volta effettuati i controlli sono arrivato in una sala d’attesa in cui mi sono potuto sedere e ho comprato bevande o cibo. Hanno poi chiamato il mio numero e una volta verificato la negatività al COVID-19 sono passato alle classiche procedure di immigrazione. All’immigrazione hanno controllato tutti gli altri documenti (passaporto, visto, CoE, esito del test PCR effettuato prima della partenza), mi hanno stampato la Zairyu Card e ho poi raggiunto la zona del ritiro bagagli.
Tutto è stato organizzato alla perfezione, come ci si aspetta dai giapponesi. In un’ora e mezza da quando sono atterrato ero fuori dall’aeroporto.
Parlaci dell’alloggio per la quarantena.
La mia scuola ha organizzato un alloggio per la quarantena a Yokohama. [ndr: alcune scuole hanno scelto l’alloggio per la quarantena per i propri studenti, altre hanno lasciato autonomia nella scelta, fermo restando che si trattasse di un alloggio privato con bagno a uso personale]. Un responsabile della scuola è venuto a prendermi personalmente in aeroporto e accompagnato all’alloggio; il trasporto è avvenuto con conducente privato.
Ho alloggiato in un hotel solitamente usato per conferenze o corsi di formazione, dove un piano intero è stato riservato agli ospiti della mia scuola per la quarantena. Mi venivano recapitati in stanza ogni giorno colazione, pranzo e cena con il classico bento giapponese. Non potevo lasciare l’alloggio per nessun motivo, se non col permesso della scuola per motivi gravi di salute o sintomi da COVID.
Ora stai frequentando il corso. Quante lezioni a settimana fai? Si tratta di lezioni online o in classe?
Fino a dicembre 2020 avevo lezione dal lunedì al venerdì per 3 ore e 15 minuti al giorno in classe, quindi in presenza. Da gennaio 2021 ho 2 giorni a settimana per 3 ore al giorno in classe, mentre i restanti 3 giorni sono lezioni online su ZOOM (sempre 3 ore al giorno).
Come sta andando quest’esperienza?
Tutto sommato sta andando bene. Sono anche riuscito a trovare un lavoro part-time a dicembre 2020 e per ora mi ritengo soddisfatto della scelta. Ovviamente come tutti preferirei che questa situazione con il COVID-19 non esistesse per poter godere al meglio di quello che questo paese può offrire, senza alcuna limitazione, ma ho spirito d’adattamento.
Ringraziamo Marco per aver condiviso la propria esperienza con l’arrivo in Giappone nell’era del COVID-19, e gli auguriamo di proseguire con serenità il corso di lingua!
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