Trasferirsi in Giappone, e in generale in un paese straniero, è sempre un’avventura che ci porta in contatto con culture e modi di fare spesso diversi da quelli del Bel Paese La diversità di costumi è presente anche in paesi considerati culturalmente più simili all’Italia. Per questo motivo, adattarsi ad un nuovo ambiente spesso significa cambiare stile di vita e abitudini. In un paese come il Giappone, da sempre celebre per l’unicità della sua cultura, questi cambiamenti potrebbero risultare molto più evidenti e radicali rispetto ad altri paesi occidentali.
In questo articolo mi piacerebbe parlarti di come la routine e le abitudini che avevo in Italia siano cambiate solamente dopo due anni di permanenza nel paese nipponico. Ecco com’è cambiata la mia vita in Giappone da quando mi sono trasferito.
Cibo giapponese
Eh, già! Non solo la cucina, ma anche le abitudini alimentari giapponesi sono sostanzialmente diverse da quelle della nostra cucina mediterranea. Mentre alla base della nostra cucina ci sono il grano ed i suoi derivati, in Giappone è il riso a far da padrone. Quindi se ti piace la pastasciutta o sei goloso di panini, preparati ad avere molto più gohan (ごはん, riso bianco) ed onigiri sulla tua tavola.
Anche formaggi e salumi diminuiranno notevolmente. Se è vero che ormai è possibile trovare sia formaggi che salumi in molti supermercati giapponesi, è altrettanto vero che i prezzi di questi ultimi sono particolarmente alti. Una mozzarella costa in media sui 5 euro e 100g di prosciutto crudo possono costare anche 10 euro. Ma in fatto di alimentazione il cambiamento più notevole è stato quello riguardante verdura e frutta. Entrambe, specialmente la frutta, sono particolarmente costose in Giappone e preparare una bella insalata oppure una macedonia potrebbe costarti un occhio della testa.
Ci sono però alcuni trucchi per continuare a mangiare frutta e verdura senza spendere follie. Il primo è cercare di mangiare verdure locali, tipo daikon (rafano bianco giapponese), hakusai (cavolo cinese) o kyabetsu (verza giapponese) che costano meno di prodotti non propriamente autoctoni come pomodori o zucchine. Il secondo è comprare frutta e verdura vicino alla data di scadenza. In tutti i supermercati giapponesi, vicino al reparto frutta e verdura c’è uno scaffale dedicato ai prodotti vicini alla scadenza il cui prezzo, alcune volte, viene scontato anche del 50%. Puoi così farti una bella scorpacciata di verdure e frutta, senza dover spendere un patrimonio.
Bevande giapponesi
Anche l’approccio nei confronti di bevande, alcoliche e non, è leggermente cambiato da quando ho iniziato la mia vita in Giappone. Oramai bevo molto più thè verde e simili che acqua, visto che il prezzo è più o meno lo stesso ed è una scelta molto salutare. Inoltre, il fatto che anche i thè in bottiglietta sono non zuccherati mi ha fatto passare la voglia di bere thè zuccherati quando ritorno in Italia.
Per quanto riguarda gli alcolici, il vino è stato sostituito dal nihonshū (sake) o dallo shōchū (distillato di grano, patata dolce, ecc.). Ma quello che è più cambiato rispetto alla mia vita in Italia, ed in particolar modo in Veneto, è che la cultura dell’aperitivo o del cocktail dopo cena è ancora molto marginale. In città come Tokyo, che sono un po’ più internazionali, ci sono locali che stanno cercando di introdurre l’happy hour, ma già a Kyoto è quasi impossibile trovarli ed i bar specializzati in cocktail tendono ad essere costosi.
Bisogna anche stare attenti a questa cultura del bere dei giapponesi, per non rischiare di cadere nel fenomeno della nominication.
Spostamenti e mezzi di trasporto
I servizi di trasporto funzionano benissimo e quindi mi muovo per la città principalmente con i mezzi pubblici, cosa che difficilmente accadeva in Italia. Il fatto di utilizzare un servizio tutti i giorni, mi ha fatto capire anche l’importanza di pagare per il servizio stesso, in modo che possa continuare a funzionare al meglio. In Italia avevo ogni tanto la brutta abitudine di salire su treni od autobus senza avere il biglietto. Adesso, quando ritorno in patria, pago sempre quando uso i mezzi pubblici, anche se non sono efficienti come quelli giapponesi.
Anche i miei spostamenti in bicicletta sono notevolmente aumentati, e questo è un altro dei cambiamenti durante la mia nuova vita in Giappone. In particolare, città come Kyoto o Kobe si prestano molto bene agli spostamenti su due ruote, visto che il traffico di automobili non è così intenso.
Tuttavia non ho completamente abbandonato la macchina e quando voglio fare dei viaggi su strada con amici oppure raggiungere qualche località un po’ più remota, solitamente noleggio una macchina. Ti ricordo che se volete noleggiare la macchina in Giappone devi munirti di patente internazionale oppure cambiare la tua patente italiana con quella giapponese.
Organizzare le uscite
Lo so che può sembrare strano, ma a volte organizzare una cena o una bevuta tra amici in Giappone può rivelarsi un’impresa. Se in Italia basta scrivere il giorno stesso sulla chat di gruppo << Ci si trova per una birretta stasera?>> per organizzarsi, in Giappone le cose sono leggermente più difficili. Non solo la gente che lavora, ma anche gli studenti hanno calendari molto rigidi e le uscite tra amici vanno spesso organizzate con qualche settimana di anticipo per esser sicuri di vedersi. Ho notato che però questa è una peculiarità solamente dei giapponesi, che hanno a volte un amore quasi sadico per l’organizzazione. In compenso è molto più facile organizzare cene o uscite con stranieri che vivono in Giappone.
Questi sono i maggiori cambiamenti che la mia vita quotidiana e il mio stile di vita hanno avuto da quando sono arrivato in Giappone. Ci sono ovviamente molti altri piccoli cambiamenti di cui vorrei parlare, come ad esempio, fare la spesa a mezzanotte, perché ti sei dimenticato latte e cereali per il giorno dopo, oppure tirare su con il naso quando si ha il raffreddore perché soffiarsi il naso in pubblico è considerato scortese e poco igienico. La lista sarebbe ancora lunga.
Se dovessi dare un giudizio sull’influenza che il Giappone ha avuto sui miei modi di fare ed abitudini, direi che è stata positiva. Certo, la mia vita in Giappone è diversa ora, ma ci sono alcuni aspetti della mia italianità a cui non voglio, giustamente, rinunciare. Ma venire a vivere in Giappone mi ha aperto gli occhi su alcuni difetti della nostra cultura di cui spesso non ci accorgiamo o che facciamo finta di non vedere mentre siamo in Italia. Vivere in Giappone non mi ha sicuramente reso “meno italiano” anzi, forse mi ha reso un italiano migliore, se è possibile.
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