Imparare giapponese dai manga: le parole più usate

Tempo di lettura: 4 minuti

È possibile imparare giapponese dai manga? Abbiamo già affrontato come imparare giapponese dagli anime, che costituisce un ottimo esercizio per aiutare l’orecchio a familiarizzare con la lingua.

Così come gli anime si rivelano un’efficace pratica di ascolto, i manga sono un potente strumento che, se uniti a un corso di lingua ben organizzato, ti possono aiutare ad arricchire la tua conoscenza del giapponese.

Ecco una lista di ottime ragioni per imparare il giapponese dai manga!

I kanji

Il primo ostacolo che si incontra nello studio della lingua sono i kanji, gli ideogrammi che stanno alla base della scrittura giapponese.

Uno dei metodi migliori per studiare i kanji sta nell’averli sotto al naso il più possibile, magari tappezzando la tua camera di ideogrammi con relative pronunce.
Ma se questa soluzione ti sembra troppo estrema, perché non provare a fare pratica con i manga?

La maggior parte dei kanji utilizzati nei fumetti giapponesi, infatti, sono accompagnati dal furigana, piccoli kana stampati a lato dell’ideogramma che ne indicano la pronuncia.
Questo perché le case editrici ci tengono ad avere una vasta clientela, e a risultare accessibili a lettori di tutte le età. Può succedere, però, di trovare titoli che non adottano il sistema dei furigana: è il caso dei manga adatti a un pubblico più adulto, come gli horror. Se sei un fan di questo genere, non disperare: può esserti utile come esercizio di lettura, e per imparare vocaboli nuovi.

Il punto forte dei manga è che, per quanto testo possa esserci, sono le immagini a farla da padrone, rendendo la storia facilmente intuibile anche a chi ha appena iniziato a studiare!

Ateji

Sempre legato al discorso dei kanji, abbiamo gli ateji (当て字, “carattere assegnato”). Gli ateji sono kanji usati per rappresentare una parola basandosi sulla fonetica, e non sul significato.
L’esempio più lampante è la parola sushi, scritta con gli ideogrammi di “longevità” e “direttore” (寿司).

Gli ateji sono molto frequenti nelle parole giapponesi che in principio non avevano un kanji, o che derivano da altre lingue ma senza ricorrere al katakana.

Familiarizzare con questo particolare uso degli ideogrammi ti può aiutare anche nella lettura degli articoli di giornale, visto che gli ateji vengono usati soprattutto per i nomi di nazioni straniere. Ecco alcuni esempi che puoi trovare in un manga:

伊: Italia

英: Inghilterra

米: USA

可愛い: kawaii, di solito scritto in hiragana.

沢山 (takusan): “molti”, “tanti”. Anche questo viene solitamente scritto in hiragana.

滅多に (mettani): “raramente”

合羽 (kappa): “impermeabile”, dal portoghese “capa”.

滅茶苦茶 (mechakucha): “assurdo”

Onomatopee

In un prodotto dove sono le immagini a parlare, la resa grafica di un suono aiuta il lettore a immergersi ancora di più nella lettura.

Chi è appassionato di fumetti, ma anche chi da piccolo leggeva Topolino e simili, è abituato alle onomatopee come “Sgrunt!”, “Crash!” e “Boom!”.
Queste diventano parte attiva della vignetta e aggiungono dinamismo ai disegni. Ma l’uso che ne viene fatto nei fumetti occidentali non si avvicina neanche lontanamente a quello di un manga.

Uno degli aspetti che più mi affascinano della lingua giapponese è proprio l’uso delle onomatopee: in Giappone ogni cosa ha un suono, a volte anche un po’ di uno. La pioggia, ad esempio, avrà un’onomatopea diversa a seconda della sua intensità e di come la sua presenza influisce sulla scena. Non solo versi di animali, dunque, o rumori provocati dallo spostamento d’aria, ma anche sentimenti umani e atmosfere.

Forse è proprio questo uno degli aspetti più potenti del manga, e dell’immaginario giapponese in generale: il saper leggere ogni suono, e la capacità di immergervisi completamente.

Anche se fare una lista di tutte le onomatopee sarebbe impossibile, ecco le più frequenti in un manga:

あはは: il classico “Ah! Ah! Ah!”, una risata allegra.

うふふ: “Uh! Uh! Uh!”, più leggera. Spesso lascia intendere che il personaggio nasconde qualcosa.

くすくす: un sogghigno tra sé e sé.

いひひ: una risata derisoria.

ごろごろ: il rombo di un tuono.

ざーざー: la pioggia incessante.

しとしと: una pioggia leggera.

しーん: indica il silenzio assoluto.

じー: il rumore di uno sguardo insistente.

ぼーっ: uno sguardo perso nel vuoto.

がばっ: un movimento improvviso, spesso usato quando il personaggio si sveglia di soprassalto.

Avverbi

Forse ti sorprenderà, ma non tutte le parole che vedi usate come onomatopee lo sono davvero. È il caso di alcuni avverbi, che vengono utilizzati come suoni per rendere sentimenti e sensazioni dei personaggi più palpabili ai lettori:

すっかり: tradotto come “completamente” quando da solo, in forma di onomatopea indica qualcosa di bello, che genera una piacevole sensazione.

すっきり: “sentirsi rinati”, “rinfrescati”, ma può anche essere usato per indicare qualcosa di pulito.

いらいら: quando il personaggio è irritato.

ごろごろ: assume diversi significati a seconda della situazione. Può indicare una pancia che brontola, un gatto che fa le fusa, il rombo di un tuono, un oggetto che rotola…

ぺらぺら: normalmente usato per indicare una persona che parla fluentemente una lingua straniera, nel caso dell’onomatopea si usa con personaggi logorroici, o rappresenta il rumore di fogli che vengono sfogliati uno dopo l’altro.

ぴかぴか: qualcosa che brilla o fa scintille, molto facile da ricordare se si pensa che è anche il verso del famoso Pokémon di tipo elettro, Pikachu!

Il linguaggio dei social network giapponesi

Sei un appassionato di Facebook, Instagram o Whatsapp? Grazie ai manga puoi familiarizzare con il linguaggio che i giovani giapponesi usano sui social network!

Ecco qualche parola che potrebbe tornarti utile se vuoi mandare un messaggio ai tuoi amici più stretti e restare al passo con i tempi!

(マンジ): nonostante abbiano moltissime declinazioni, non ha un significato vero e proprio. Si usa quando si è elettrizzati per qualcosa e potremmo tradurlo con un “non posso crederci!”. Da non confondere con la svastica nazista.

りー: si trova anche nelle versioni りょ e りょりょ, è l’abbreviazione di りょうかい (了解), “ricevuto”, o “agli ordini!”.

草: so che potresti essere confuso nel leggere il kanji di “erba”, ma su internet viene usato per indicare una grassa risata, come nel caso di 笑笑.

エモい: deriva dall’inglese “emotional” e indica un’emozione molto forte, che può essere sia positiva che negativa.

Se sei uno studente di giapponese e ami i fumetti, perché non trasformi la tua passione in un ottimo strumento di studio? Imparare giapponese dai manga è un ottimo modo per studiare divertendosi. Partecipando alla nostra vacanza studio Otaku Japan avrai modo di immergerti nel mondo di manga e anime per alcune settimane, studiando giapponese in Giappone con nuovi amici!

Continua a leggere il blog di Go! Go! Nihon e seguici su Facebook e Instagram per curiosità e novità dal Paese del Sol Levante!

Condividi questo articolo

Go! Go! Nihon

Articoli Correlati

🎌 Partecipa al Webinar!

Prossima sessione → Come vivere e studiare in Giappone
Giorni
Ore
Minuti
Secondi