Differenze tra il giapponese degli anime e il giapponese reale

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Computer portatile sul letto con un famoso anime giapponese sullo schermo.

Se sei fan degli anime giapponesi e hai visto l’ultima stagione di Dr. Stone avrai sicuramente sentito che il protagonista Zenku pronuncia la frase “sosoru-ze, kore wa.” (唆るぜ、これは, è esilarante!). Questo è un esempio di giapponese usato negli anime che non sentirai nella vita reale.

Se guardi diversi generi di anime avrai notato che ogni fandom ha dei vocaboli specifici che non si trovano altrove. Da One Piece (ワンピース) a Violet Evergarden (バイオレットエヴァーガーデン), quasi tutti gli anime sono responsabili di usare frasi senza senso e battute sopra le righe per dare carattere e personalità ai personaggi.

Oggi vediamo alcuni esempi di che tipi di giapponese è tipico degli anime paragonandolo al giapponese della vita reale. Continua a leggere per saperne di più.

Perché il giapponese degli anime è diverso dal giapponese della vita reale?

Se stai usando gli anime per imparare giapponese è importante capire che il giapponese degli anime non rispecchia sempre la lingua parlata nella vita reale. Alcuni tra i motivi comuni per cui negli anime vengono usati vocaboli poco comuni sono:

Periodo storico: se la sceneggiatura è ambientata nell’epoca Edo o nel passato, allora ha senso che i personaggi usano una terminologia comune per l’epoca.

Personalità: per delineare una specifica personalità come il rendere un personaggio più carino, è comune fargli usare delle parole e un modo di parlare preciso.

Ambientazione: se l’anime si svolge nei quartieri aristocratici di un paese straniero gli sceneggiatori dovranno rappresentarlo usando un linguaggio formale sopra le righe.

Nazionalità: quando il personaggio non è madrelingua giapponese spesso si fa parlare con un bimbo di tre anni con un’intonazione catastrofica.

Libro di manga giapponese, tazza di caffè e due pezzi di caramelle giapponesi su uno sfondo bianco.

Alcune caratteristiche del giapponese negli anime

Creare fiction come quella di manga e anime sta tutta nella creatività, incluso il linguaggio. In questo modo sono nate nuove maniere di parlare giapponese per ogni nuovo lavoro. Diamo un’occhiata ad alcuni esempi di diversi prodotti commerciali su come il giapponese degli anime sia diverso dal giapponese della vita reale.

Aggiunta di una parola senza senso a fine frase

Molto spesso troverai che i personaggi degli anime terminano le loro frasi con qualcosa che rende il carattere unico, ma che non hanno senso in un contesto di vita reale. L’esempio più emblematico è probabilmente Naruto che aggiunge  “Dattebayo” (だってばよ), che non significa nulla.

Ecco delle battute di alcuni personaggi di anime di serie diverse e come sarebbe il corrispettivo in giapponese normale:

Esempio 1: Beatrice da Re:zero kara hajimaru isekai seikatsu (episodio 36)

Beatrice tende ad aggiungere la particella di fine frase “-kashira”, che è la versione femminile di “kana”. Questa parola aggiunge incertezza all’affermazione ed è spesso tradotta come “mi chiedo”. Dō suru tsumori kashira. どうするつもりかしら。 Cosa pensi di fare? (Mi chiedo). Nota che questo può suonare strano perché Beatrice lo sta chiedendo direttamente a Subaru, ma in realtà usando kashira così lo fa sembrare come se stesse parlando a sé stessa. Ecco come si dovrebbe dire nel giapponese di tutti i giorni:

Dō suru tsumori nano. どうするつもりなの? Cosa pensi di fare?

Esempio 2: Bartolomeo di One Piece Film: Red

Bartolomeo ha lo stereotipo di “sempliciotto di campagna” con uno stile nel parlare unico dove termina le frasi con “-be” o “-dabe”. Questa è una copula tipica del dialetto giapponese del nord-est. 

Shitteta nara hayaku itte hoshikatta be! 知ってたなら早く言って欲しかったべ! Se lo sapevi avrei preferito che me lo dicessi prima!

Mentre usare “da be” non è così obsoleto e viene ancora usato da alcuni maschi giovani di Yokohama, è qualcosa che non diresti a meno che non si tratti di una situazione specifica. L’equivalente nel giapponese normale sarebbe:

Shitteta nara hayaku itte hoshikatta’n da! 知ってたなら早く言って欲しかったんだ! Se lo sapevi avrei preferito che me lo dicessi prima!

Libri di anime e manga giapponesi in fila su uno scaffale.

L’uso del giapponese sopra le righe

Un’altra cosa che trovi spesso nel giapponese parlato di anime e manga è l’uso esagerato della lingua. Lo scopo è di rafforzare l’immagine di uno stereotipo come un “ragazzaccio” o un “aristocratico”. Tieni presente che questo tipo di giapponese non è tecnicamente sbagliato, è solo un giapponese che viene usato raramente nella vita reale di tutti i giorni, a meno che tu non voglia litigare con qualcuno.

Ecco alcuni esempi.

Esempio 1: Yamato di One Piece (episodio 1057)

In questo episodio un personaggio femminile dice la seguente battuta: Nakama da to omowanaide kure. 仲間だと思わないでくれ。 Non pensare che sia una tua alleata.

Questa espressione non è tecnicamente sbagliata, ma usare la parola “kure” invece di “kudasai” gli dà un tono borioso e che non consigliamo a chi usa questa parola anche se fosse verso dei cari amici.

Esempio 2: Ken Ryūguji di Tokyo Revengers (episodio 3)

La seguente battuta è usata dal protagonista che prova a salvare l’amico da un bullo. Dare ni mukatte kuchi kiite’n da yo. 誰に向かって口きいてんだよ。 Con chi pensi di parlare?

Ciò che rende questa frase aggressiva è il suffisso “da yo”. Usandola da sola non c’è problema.

Ad esempio, non c’è nulla di sbagliato nel dire: Kyō wa nichiyōbi da yo. (今日は日曜日だよ, Oggi è domenica). 

Tuttavia, usare “da yo” quando si fa una domanda a un’altra persona suona molto aggressivo e non è consigliato in nessuna circostanza.

Esempio 3: Violet di Violet Evergarden (episodio 1)

Per finire diamo un’occhiata a come Violet di Violet Evergarden parla in giapponese. Prima di tutto Violet viene vista come una “donna elegante” per l’uso eccessivo che fa del keigo (敬語, giapponese formale). Ovviamente il keigo è usato in tutto il Giappone, ma ciò che lo rende innaturale qui è l’uso eccessivo e come lo usa verso chiunque, anche verso i bambini.  

Inoltre, Violet è rappresentata come una bambola robotica con difficoltà nel capire i sentimenti umani. Un esempio è:

Taipu-raitaa nara sōsa-kanō desu. タイプライターなら操作可能です。 Sono in grado di utilizzare una macchina da scrivere.

L’eccessivo uso del jukugo (熟語, parole che consistono nell’uso di due o più kanji) fa suonare la frase come se fosse giapponese scritto, che si trova solitamente nei saggi. L’eccessivo uso di jukugo nelle parole di uso comune è una pratica finzionale per dipingere un personaggio dal carattere inumano, che somiglia a un robot e che manca di emozioni umane. Un modo più naturale per dire la stessa frase sarebbe:

Taipu-raitaa nara sōsa-dekimasu. タイプライターなら操作できます。 So usare la macchina da scrivere.

Due popolari riviste di anime giapponesi riposti su uno scaffale

Pronomi insoliti per prima e seconda persona

Infine diamo un’occhiata a come i personaggi degli anime usano i pronomi di prima e seconda persona. I pronomi di prima persona servono per indicare sé stessi (io, me) e ce ne sono vari in giapponese. Tra quelli comuni troviamo watashi (私), boku (僕), e ore (俺).

I pronomi di seconda persona sono, come potrai dedurre, quelli che indicano un’altra persona (tu, te). Alcuni esempi sono (貴方), kimi (君) e omae (お前).

Prima di continuare è bene dire che il modo più comune per riferirsi a un’altra persona in Giappone è evitare la parola “tu” e bensì usare il nome della persona insieme all’onorifico -san (さん), -kun (君), -chan (ちゃん) o sama (様). Se vuoi approfondire il discorso dei suffissi onorifici leggi questo articolo.

Diversi pronomi possono variare in base alla sfumatura che hanno in giapponese. È per questo che ce ne sono così tanti. Ad esempio, usare atashi al posto di watashi ti fa suonare più femminile. Usare omae invece del nome dell’altra persona lo fa suonare molto rozzo e aggressivo.

Tuttavia ci sono molti pronomi che raramente si usano nel giapponese di tutti i giorni. Ad esempio guarda le frasi qui di seguito di un personaggio femminile, Power, da Chainsaw Man (Episodio 5).

Akuma-me, washi ni bibitte ukiyatta wai. 悪魔め、わしにビビッて浮きやったわい。 Dannato demone, si è spaventato per me iniziando a galleggiare.

Qui abbiamo il pronome washi che si sente difficilmente nel giapponese di tutti i giorni ed è un pronome usato dagli uomini anziani verso gente giovane dello stesso rango o inferiori. Allo stesso modo il suffisso wai non è giapponese moderno ed è comunemente usato nei personaggi finzionali di tarda età.

Ecco alcuni esempi di pronomi stereotipati negli anime.

Pronomi di prima persona:

Warawa (妾 / 童) – Usato per indicare una “padrona”. Sessha (拙者) – Usato dai samurai come pronome di prima persona. Wagahai (吾輩) – Comunemente usato per rappresentare animali e ha una sfumatura di arroganza. Un’altra parola spesso usata è oira (おいら). Yo (余) – Usato per rappresentare un personaggio di alto rango come un re. Kochitora (此方人等) – Usato durante l’epoca Edo sia come “io” che come “noi”, ma oggigiorno a volte è usato per rappresentare criminali o yakuza.

Pronomi di seconda persona:

Soregashi () – Comunemente usato per rappresentare un samurai. Un’altra parola spesso utilizzata per questp scopo è sonata (其方). Onore () – Modo aggressivo o maleducato di rivolgersi a qualcuno. Onushi (お主) – Usato per personaggio di finzione come animali, maghi ed essere divini, tra gli altri. Kiden (貴殿) – Mdo rispettoso di rivolgersi a una persona nobile. Nanji (汝) – Usato da anziani come esseri divini o antenati.

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L’argomento del giapponese degli anime è vasto ed è impossibile coprire l’intero campo o tutte le differenze col giapponese di tutti i giorni. Speriamo, però, che questo articolo ti sia piaciuto e che ti aiuti a capire la differenza con le espressioni più comuni. Se hai altri esempi da suggerire condividili con noi nei commenti.

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