Hai mai sentito il detto “due piccioni con una fava“? Ebbene, ti sembrerà incredibile, ma esiste anche in giapponese, si scrive 一石二鳥 (isseki-nichō) ed è molto più che un semplice equivalente concettuale!
Due piccioni con una… pietra!
Prima di parlare del detto in sé, facciamo innanzitutto una piccola premessa. C’è, infatti, da specificare che “一石二鳥” è un kotowaza (ことわざ), ossia un proverbio, ed appartiene nello specifico alla categoria dei cosiddetti yojijukugo (四字熟語), cioè dei lessemi composti da quattro kanji che racchiudono in sé un intero concetto, dal valore idiomatico o meno. Quella degli yojijukugo è un’usanza linguistica di influenza sinica che ha radici molto profonde. Difatti, la stragrande maggioranza di questi lessemi è stata adottata direttamente dalla letteratura classica cinese, o è una derivazione di scritti buddhisti, riadattata allo stile di vita e al pensiero sociale del Giappone di quell’epoca.
In quest’ottica, sarebbe molto facile giungere alla conclusione che lo yojijukugo 一石二鳥 sia stato importato in Giappone direttamente dalla vicina cinese, eppure se proviamo ad analizzare i kanji che lo compongono con attenzione, un dubbio al riguardo un po’ ci viene. Infatti, il kanji di 一石 vuol dire “una pietra”, mentre 二鳥 si traduce “due uccelli”. Ti fa venire in mente niente? A me la lampadina si è accesa sull’equivalente inglese del nostro “due piccioni con una fava”, ovvero “two birds with one stone”, che è sorprendentemente molto più simile alla versione giapponese di quanto non lo sia a quella italiana!
È incredibile che le due versioni del detto coincidano con tale precisione, anche perché una versione di “due piccioni con una fava” arrivata dalla Cina esiste ed è 一挙両得 (ikkyo-ryōtoku), letteralmente “uno sforzo, doppio vantaggio”. Mi sono allora messa a fare qualche ricerca e ho scoperto che, in realtà, la risposta era più semplice di quanto pensassi.
Devi sapere che, nel periodo Meiji (明治時代 1868-1912), che ha segnato il passaggio dal feudalesimo all’epoca moderna, c’è stata in Giappone una corsa sfrenata all’occidentalizzazione. In questo periodo, la cultura europea era particolarmente in voga ed un gran numero di studiosi ed esperti si recò oltreoceano per apprenderne il più possibile. Al loro ritorno, questi portarono con sé una gran quantità di testi, che furono tradotti e resi accessibili alla popolazione locale. Poiché, però, ai tempi le traduzioni non erano sempre fatte con precisione, è possibile che “due piccioni con una fava” sia sfuggito all’adattamento e sia stato reso in giapponese letteralmente, finendo di conseguenza col diffondersi al pubblico in quella forma.
Purtroppo, queste sono solo speculazioni, ma questa con le lingue è una cosa che capita di continuo. Qualcuno un giorno scrive qualcosa in un libro o inventa un nuovo termine (“scialla”, “petaloso”, “docciarsi”) e quello diventa di uso comune prima che ce ne rendiamo conto. Molti pensano che sia stato lo stesso anche per questo particolare yojijukugo, rubato” agli inglesi e diventato parte ufficiale della lingua giapponese in maniera del tutto casuale. Lo avresti mai immaginato?
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