L’arte dei tatuaggi in Giappone è sempre stata una parte integrante della cultura del paese; un’arte fondata su una tecnica ed uno stile particolare, diverso da quello occidentale. Questa tecnica, chiamata tebori (手彫り incisione a mano), è un’arte molto complessa, di difficile (e lenta) esecuzione. Il tatuaggio giapponese tradizionale è chiamato invece irezumi (入れ墨), una parola composta da ireru (入れる inserire) e sumi (墨 inchiostro); un altro modo di chiamarli è horimono (彫り物), letteralmente “cosa che si incide/inscrive”.
Un po’ di storia
Come detto poc’anzi, i tatuaggi giapponesi rappresentano un fenomeno artistico e socio-culturale millenario: i primi esempi di tatuaggi risalgono a migliaia di anni fa, usati, si pensa, con un significato spirituale o come status symbol. Nel corso dei secoli l’utilizzo dei tatuaggi è influenzato da cambiamenti sociali e culturali: iniziano ad essere accostati alla criminalità (i malviventi venivano “marchiati” per indicarne la colpa e renderli riconoscibili al resto della società), ma ci sono anche testimonianze di tatuaggi usati come decorazioni tra le classi più nobili.
Tuttavia, è solo con il periodo Edo (a partire dal 1600) che i tatuaggi acquistano una discreta rilevanza. Il fiorire e lo sviluppo di questa arte sono una diretta conseguenza dei cambiamenti artistici e culturali che nascono in quel periodo: siamo nell’era dell’ukiyo (浮世 mondo fluttuante), teatro di grandi cambiamenti politici (uno su tutti l’unificazione del Giappone) economici e sociali. Con la crisi dell’aristocrazia feudale, le nuove classi borghesi e mercantili guadagnano importanza; sono classi sociali che indulgono nei piaceri più materiali della vita (teatro, geisha, quartieri del piacere). Le famose rappresentazioni artistiche ukiyo-e (浮世絵 disegni del mondo fluttuante) di questo periodo (specialmente su blocchi di legno) ricalcano questa visione edonistica della vita, lontana dalla vecchia concezione morigerata e “ascetica” della classe samuraica.
I tatuaggi beneficiano in maniera consistente di questa nuova forma d’arte: spesso i tatuatori erano infatti gli stessi artisti delle stampe ukiyo-e che, usando praticamente gli stessi utensili (scalpellino/ago) e il famoso Nara-Ink (un particolare tipo di inchiostro usato tutt’oggi che, sotto pelle, acquista il caratteristico colore blu-verde), riproducevano disegni complessi e articolati sulla pelle dei clienti.
Soggetti e significati
I soggetti più gettonati per i tatuaggi giapponesi sono ovviamente quelli legati alla tradizione e alla cultura locale. Prendendo spunto dai soggetti dei disegni ukiyo, vediamo insieme quali erano (e sono) gli elementi più utilizzati e popolari.
Carpa
La carpa Koi è uno delle creature simboliche nella cultura giapponese: è considerata di buon auspicio e spesso viene raffigurata e tatuata in occasione della nascita di un figlio, per augurargli buona sorte e protezione.
Drago
Il drago (mutuato dalla tradizione cinese) è un altro soggetto molto quotato per i tatuaggi giapponesi. A differenza dei draghi europei, il drago asiatico è un essere benevolo, simbolo di saggezza, e viene spesso associato a divinità acquatica. Non è infrequente vedere sia carpa che drago nella stessa composizione, come rappresentazione della leggenda secondo cui una carpa koi riuscì a risalire una cascata, e venne trasformata in un drago come ricompensa (simboleggiando quindi la forza di volontà e il non arrendersi davanti alle difficoltà).
Peonia e Sakura
Anche i fiori rivestono un ruolo importante nell’arte dei tatuaggi. In particolare la Peonia rappresenta un concetto di mascolinità e di coraggio. Stesso discorso per fiori di ciliegio sakura e crisantemo (i due fiori simbolo del Giappone) che vengono associati al non arrendersi alle avversità e al coraggio davanti alla morte. Anche il fiore di loto è un soggetto particolarmente gettonato, che rappresenta il concetto di “risveglio” e quindi di vita stessa.
Demoni
Gli Oni (鬼 demone) sono uno dei cardini del folklore nipponico. Spesso rappresentati con zanne e corna, e con pelle di color rosso (a volte verde o blu), sono un soggetto popolare per i tatuaggi in quanto si ritiene che, in alcuni casi, si trasformino in protettori benevoli. A volte anche i kami (神 divinità shinto) come Fūjin e Raijin (風神 e 雷神, rispettivamente Dio del Vento e Dio del Fulmine/Tuono) o altri yōkai (妖怪 spiriti) come i Tengu, sono scelti come soggetto, come auspicio di protezione e aiuto in momenti di difficoltà.
I tatuaggi in Giappone oggi
A partire dal periodo della Restaurazione Meiji (1868), fase di profondo ammodernamento e rinnovamento, i tatuaggi vengono dichiarati fuori legge. Riotterranno uno status legale solo dal 1948, durante l’occupazione americana post-seconda guerra mondiale, mantenendo però, fino ai giorni nostri, una connotazione negativa.
Nel Giappone di oggi i tatuaggi sono ancora associati principalmente alla criminalità e alla yakuza in particolare. I tatuaggi, per gli affiliati alle varie famiglie mafiose, rappresentato un tratto distintivo, che indica la storia personale di ciascuno. Possono arrivare a ricoprire quasi tutto il corpo, ad eccezione di collo, faccia, e una zona centrale del petto. Questo sillogismo anacronistico ha delle conseguenze anche per chi ha un tatuaggio, ma non ha niente a che fare con yakuza o criminalità in generale: palestre, piscine, onsen (温泉 stabilimenti termali tradizionali) ecc. spesso rifiutano l’accesso a chi ha un tatuaggio, non importa quanto sia piccolo/grande o quale sia il soggetto. Ovviamente ci sono delle soluzioni: coprire il tatuaggio (se la dimensione e la posizione lo permettono) con delle bende, oppure recarsi in stabilimenti (per ora ancora pochi) con regole più flessibili.
Se hai qualche tatuaggio, e stai programmando un viaggio o un’esperienza di studio, puoi dare un’occhiata a questo sito, che elenca diversi posti (di varie tipologie) che permettono/accettano tatuaggi in Giappone.
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