La cultura otaku: luci e ombre su uno degli aspetti più stereotipati del Giappone

05 Mag 2018
Tempo di lettura: 3 minuti

Inutile negare l’evidenza: l’animazione giapponese, i fumetti e i videogiochi rappresentano uno dei primi approcci al Giappone per molti di noi.
Chi segue gli anime in lingua originale o legge manga ha ormai familiarità con alcuni termini esclusivamente giapponesi: in primis, i suffissi onorifici come “chan”, “kun”, “sama” o “sensei” hanno avuto un grande successo tra gli utenti del web, e non è raro trovarne alla fine di un username.

Come succede spesso quando c’è di mezzo una lingua straniera, però, la maggior parte delle volte i termini giapponesi sono usati a sproposito da chi non ne conosce la valenza culturale. È il caso della parola otaku.

Vediamo insieme in cosa consiste veramente la cultura otaku in Giappone.

Origine della cultura otaku

Otaku è un termine usato tantissimo in Occidente e viene utilizzato per indicare gli appassionati di anime e manga, ma in Giappone assume una connotazione un po’ diversa.

Letteralmente significa “casa, dimora” e si usa anche per rivolgersi a qualcuno con cui non si è in rapporti stretti (un equivalente del nostro “Lei”). Il termine assume un significato sarcastico attorno agli anni ’80 e viene usato dal giornalista Akio Nakamori per indicare i fan inopportuni, sottolineando così il senso di disagio creato dall’uso spropositato della parola stessa.

Per anni nell’immaginario giapponese si è pensato a un otaku come a un quattrocchi brufoloso e in sovrappeso che non si lava e non socializza. Resta chiuso in casa a guardare anime, leggendo manga o giocando ai videogiochi, colleziona modellini e poster e sogna di sposarsi con la sua waifu, il personaggio femminile in 2d di cui si è innamorato.

Esiste una caricatura anche al femminile: una ragazza schiva, dall’aspetto cupo e poco attraente, che nasconde una passione sfrenata per gli shonen-ai e gli yaoi (storie omosessuali tra ragazzi) e passa le giornate a giocare ai dating sim (“simulatore di appuntamenti”).

Per un paese come il Giappone, dove l’opinione pubblica ha un peso non indifferente nella vita di tutti i giorni, un otaku è un disadattato con manie ossessive.

Nonostante tutto, la cultura otaku ha un posto di tutto rispetto nell’economia giapponese: basti pensare al famoso quartiere di Akihabara, che deve parte della sua fortuna proprio agli appassionati di merchandising.

Tokyo Game Show e Comiket

Forse è anche grazie alla sua valenza economica, sia in patria che all’estero, che oggi assistiamo a una lenta apertura mentale nei confronti di questa subcultura: la connotazione negativa resta, certo, ma non ci si sente più costretti a nascondere le proprie passioni nei rapporti con gli altri.

La già citata Akihabara e Ikebukuro non sono le uniche occasioni di incontri per gli otaku: gli appassionati di videogiochi saranno entusiasti del Tokyo Game Show, una delle più grandi fiere dell’Asia dove gli sviluppatori mostrano in anteprima i giochi che stanno per essere rilasciati sul mercato.

Per chi ama i manga, invece, una tappa al Comiket è d’obbligo: il Comic Market è la più grande fiera del fumetto al mondo (prima del nostro Lucca Comics) e si tiene due volte all’anno a Tokyo. Per tre giorni si possono incontrare cosplayer, acquistare gadget rari e conoscere mangaka in erba che pubblicizzano fumetti autoprodotti.

Il mondo degli idols

La cultura otaku non si limita ai manga o ai videogiochi, ma si estende a tutte le passioni.

A tal proposito non possiamo non citare gli idols, ragazzi e ragazze che, da solisti o in gruppo, si esibiscono in concerti o show televisivi e che contano innumerevoli seguaci di ambo i sessi. Il loro mondo ruota tutto intorno ai fan: gli incontri, i firma-copie e la vendita di merchandising registrano quasi sempre un tutto esaurito grazie agli otaku, per cui gli idol rappresentano il ragazzo o la ragazza ideale.

La cultura otaku è più variegata e complessa di quanto si pensi e non è poi così ben vista in Giappone, ma le cose stanno lentamente cambiando e la società sta iniziando ad accettarla come parte integrante dell’identità nipponica.

Se anche tu sei un appassionato di anime, manga o videogiochi e sogni di venire in Giappone almeno una volta, vieni a dare un’occhiata alla nostra vacanza studio dedicata alla cultura otaku: potrai vivere un’esperienza indimenticabile seguendo le tue passioni… e condividendole con altri ragazzi e ragazze!

Per altre informazioni sulla cultura giapponese continua a seguire il blog di Go! Go! Nihon e seguici su Instagram e Facebook.

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