Con il termine anime (アニメ, neologismo giapponese derivante dal termine inglese animation) ci si riferisce alle serie anime e ai film d’animazione giapponesi, che all’estero sono stati a lungo considerati come prodotti rivolti esclusivamente a un pubblico di bambini.
Con il crescente interesse verso la cultura nipponica, però, le trasposizioni animate iniziano ad assumere un altro valore, diventando un mezzo alternativo per avvicinarsi al Giappone per la prima volta. Non è un caso che molti ragazzi si siano interessati al Sol Levante proprio grazie a un anime o a un manga che seguivano (con tutti i pro e i contro che ne derivano).
Ma come sono nati gli anime giapponesi? E perché sono così popolari?
Le origini
I primissimi esempi di anime risalgono ai primi anni del 1900, con il Giappone che apre sempre più le sue porte verso l’Occidente. Colpiti dalle opere animate estere, il pittore Seitarō Kitayama, e i vignettisti Oten Shimokawa e Jun’ichi Kōuchi iniziano a sperimentare autonomamente alcune tecniche di animazione, tra cui fotografare a una a una le vignette che disegnano su una lavagna. Sono loro i pionieri del mondo degli anime.
Passano gli anni ma le tecniche e i materiali a disposizione dei piccoli studi giapponesi scarseggiano, tanto che i filmati prodotti tendono a essere privi di dettagli e di fluidità. Senza contare che la fama del rivale occidentale, un tale Walt Disney, cresce sempre di più.
Siamo negli anni trenta e la produzione di cortometraggi viene finanziata dal governo, che se ne servirà come mezzo di propaganda in tempo di guerra. Gli anni successivi al 1945 sono caratterizzati dalla pesante situazione economica e dalla conseguente crisi del settore cinematografico, ma è proprio in quel periodo che nasce il primo lungometraggio a colori dell’Asia e primo vero anime: La leggenda del serpente bianco, a cura della neonata Toei Animation.
L’animazione giapponese riparte, sostenuta anche dalla fiorente industria manga a cui inizia a legarsi. Ed è proprio ai manga che gli anime devono la loro evoluzione, quando il 1° gennaio 1963 va in onda il primo episodio di Astro Boy, il personaggio più famoso del “dio dei manga” Osamu Tezuka.
È il primo passo che sancisce l’inizio dell’animazione moderna giapponese.
Gli anime che hanno fatto la storia
Robot, guerre, arti marziali… Gli anime giapponesi che hanno lasciato un’impronta permanente su un’epoca (e sulla nostra infanzia) sono tantissimi ed è impossibile fare una lista completa. Alcuni titoli, però, hanno dato una svolta importante all’industria dell’animazione.
Gli anni 70 vedono il boom del genere mecha, ovvero legato alla figura di robot giganti. Iniziato con Mazinga Z e portato avanti da Jeeg Robot d’acciaio, il fenomeno mecha vede il suo picco con Mobile Suit Gundam, la serie che ha segna il punto di svolta negli anime sui robot: le macchine sono più realistiche e soggette a usura, i personaggi più profondi e meglio caratterizzati e le trame più complesse.
Ma la vera innovazione del genere arriva con l’acclamatissimo Neon Genenis Evangelion: nonostante la presenza dei robot, il cuore della serie va ricercato nella trama profonda e complessa, che tocca temi religiosi e psicologici e calca moltissimo sull’introspezione dei personaggi. La regia e l’espressività dei volti, inoltre, hanno reso l’anime uno dei più acclamati di tutti i tempi.
Spostandoci verso il genere fantascientifico, con una fama pari a quella di Neon Genesis Evangelion, abbiamo Cowboy Bepop: ambientato in un ipotetico futuro, è caratterizzato da una sceneggiatura innovativa, inquadrature fuori dall’ordinario e musiche di alto livello, tanto da essere considerato uno dei più grandi capolavori di animazione giapponese.
Con la cultura pop degli anni 90 è la volta di Sailor Moon: le cinque guerriere che vestono alla marinara ottengono un successo incredibile all’estero e riportano alla ribalta il genere mahō shōjo, o delle “maghette”.
Più rivolto a ragazzi è invece Dragon Ball, considerato da molti uno dei migliori manga mai realizzati: la sua trasposizione animata è così popolare da renderlo uno dei simboli dell’animazione giapponese fuori dai confini nipponici.
Parlando di film d’animazione non possiamo non citare lo Studio Ghibli, che con Nausicaä della Valle del Vento dà il via a una serie di lungometraggi capaci di incantare il pubblico di ogni età grazie alle loro atmosfere incantante e l’altissima qualità delle animazioni. La città incantata, in particolare, è ancora oggi il primo e unico anime ad aver ricevuto un oscar come miglior film di animazione.
I due padri fondatori dello studio, Hayao Miyazaki e Isao Takahata, hanno inoltre collaborato a vari anime, tra cui il famosissimo Lupin III.
Le censure e gli anime oggi
Considerati a lungo prodotti rivolti a un pubblico di giovanissimi, gli anime giapponesi hanno subito molti tagli e censure in Italia, soprattutto nel caso di scene violente o riferimenti sessuali. Talvolta i tagli sono di proporzioni tali da modificare completamente la storia e nel peggiore dei casi alcuni episodi non vengono messi in onda, interrompendo la continuità della serie.
C’è poi la tendenza a togliere qualsiasi riferimento al Giappone, scegliendo di tradurre i nomi dei protagonisti in italiano.
Gli anime giudicati meno adatti ai bambini vengono messi in onda in fascia serale, o trasmessi solo da certi canali.
Verso gli anni 2000 la situazione migliora, sebbene gli anime più popolari come One Piece e Naruto continuino a subire censure. Alcune emittenti televisive scelgono di mandare in onda gli anime non censurati in seconda serata, cercando di accontentare le richieste dei fan.
Negli ultimi anni le censure si sono notevolmente ridotte, benché ormai una buona fetta di appassionati preferisca guardarsi gli anime in originale con i sottotitoli.
Ad oggi si possono contare innumerevoli anime, di qualsiasi genere. Le tecniche di animazione sono sempre più precise e si fa un grande uso di computer grafica, che aumenta la spettacolarità (sebbene in alcuni casi tenda ad appesantire la visione). Nonostante alcuni prodotti possano risultare ripetitivi, l’industria dell’animazione è in continua evoluzione e ottiene consensi e critiche positivi da ogni parte del mondo.
Proprio come la loro controparte cartacea, gli anime ci danno una visione piuttosto chiara del Giappone moderno: un mondo che guarda sempre al futuro, con un velo di nostalgia verso il passato.
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