Un tuffo nel passato: i cartoni giapponesi anni 80

Tempo di lettura: 7 minuti

Gli anni 80 segnano l’apice della crescita economica del Giappone, duramente colpito dalla guerra ma la cui rinascita non si fa attendere. Siamo nel periodo conosciuto come “la bolla”: il Giappone diventa a tutti gli effetti una super potenza economica e il benessere si riflette anche sui suoi prodotti, tra cui il mondo dell’animazione.

In un precedente articolo abbiamo affrontato la storia degli anime in breve, sottolineando come all’estero siano spesso stati considerati come un prodotto per bambini. È il caso dell’Italia, dove i “cartoni animati” hanno grandissimo successo tra i giovanissimi e vengono trasmessi al mattino o nelle ore pomeridiane, pur con enormi censure e trasposizioni dei nomi in italiano.

Nonostante ciò, tutti coloro che sono cresciuti in quegli anni ricordano bene le serie animate nipponiche e le loro sigle (a cui alcuni cantanti nostrani devono la loro carriera): è la nostra infanzia, quella più felice e spensierata.

E allora diamo inizio a questo viaggio nostalgico con alcuni dei più famosi cartoni giapponesi anni 80!

Lupin III (1979)

Affascinante, stravagante, divertente: il ladro gentiluomo più famoso della nostra infanzia è approdato in Italia nel 1979 ed è una delle icone giapponesi di culto degli anni 80. Nato dalla matita di Monkey Punch, Lupin III è il nipote dell’omonimo ladro francese creato da Maurice Leblanc ed è ricercato dalla polizia di tutto il mondo.

Insieme al pistolero Jigen e al samurai Goemon gira il mondo in cerca di nuove avventure e tesori da rubare, inseguito dall’instancabile ispettore Zenigata. Il suo punto debole sono le donne, prima fra tutte la bella ladra Fujiko Mine (qui in Italia ribattezzata Margot per un certo periodo).

Sebbene la storia dell’anime sia caratterizzata da alti e bassi in madrepatria, in Italia ha ottenuto un buon successo e le prime sigle sono dei capolavori assoluti… Ma non possiamo dimenticare le pesanti censure, che hanno stravolto dialoghi o tagliato intere scene sostituendole con dei fermo immagine.
Censure che il nostro ladro preferito subisce ancora adesso, persino nella recentissima quarta serie, ambientata proprio in Italia.

Nonostante tutto, le avventure di Lupin III continuano tutt’oggi tra nuove serie, lungometraggi e live action… È proprio vero: non c’è nulla che può fermarlo, nemmeno lo scorrere del tempo!

Candy Candy (1980) e Georgie (1984)

Candy Candy e Georgie sono entrambe serie di successo in Italia, e condividono lo stile di disegno, ad opera della mangaka Yumiko Igarashi. Pur tratte da romanzi di autrici diverse, Candy e Georgie hanno alcuni aspetti in comune: un’infanzia difficile, un’adolescenza segnata da tragedie e amori impossibili.

Candy è una ragazzina bionda con le lentiggini, dal carattere solare e un po’ capriccioso. Viene abbandonata davanti all’orfanotrofio “Casa di Pony” quando era ancora una neonata e passa l’infanzia in quel luogo, venendo su come un vero maschiaccio. Nonostante tutto, la protagonista è un animo gentile e altruista, e affronta con tenacia le disgrazie che l’aspettano lungo il cammino. Nella storia italiana alla fine c’è un riavvicinamento a sorpresa tra Candy e Terence, mentre nella versione giapponese Terence rimane fedele a Susanna.

Georgie viene trovata ancora in fasce tra le braccia della madre morente, durante un tremendo temporale. A trovarla è un agricoltore del luogo, il signor Butman, che trae in salvo la piccola e l’accoglie in casa propria, nonostante la moglie disapprovi. La ragazza cresce all’oscuro di tutto e vuole molto bene alla famiglia, soprattutto ai suoi due fratelli, Abel e Arthur. Crescendo, però, le tensioni all’interno della casa crescono sempre di più e Georgie si ritrova in balia dei sentimenti e a dover fare i conti con i fratellastri, entrambi innamorati di lei, e con il suo amore impossibile per il nobile Lowell.
Alla fine, nella storia originale Georgie rimane incinta di Abel, ormai defunto, e ritorna in Australia con Arthur, fuggito di galera e guarito dalla tossicodipendenza. Molto diversa dalla versione che abbiamo visto in Italia, vero?

Entrambi i cartoni, con i loro drammi romantici, sono considerati pionieri del genere shoujo in Italia.

Lady Oscar (1982)

Francia, 1755: la famiglia del comandante delle Guardie Reali De Jarjayes assiste alla nascita di una bambina, l’ultima di cinque femmine. Ma l’uomo non vuole rassegnarsi all’idea di non avere un erede maschio e prende una decisione drastica: la sua ultima figlia si chiamerà Oscar e vivrà come un uomo per succedergli al comando.

Oscar cresce dunque vestendosi e comportandosi come un maschio, affiancata dal suo amico d’infanzia André. Completato l’addestramento militare e dopo aver dato prova di grandi abilità con la spada, alla giovane viene affidato l’onore di proteggere la delfina di Francia, la bella ma capricciosa Maria Antonietta, il cui destino si legherà indissolubilmente a quello di Oscar e della Francia stessa.

La serie ebbe più successo in Italia che in Giappone, dove è stato considerato un flop e cancellato in alcuni distretti. La sigla italiana della prima messa in onda ha avuto così tanto successo da entrare nella hit parade!

Lamù (1984)

Frutto della geniale mente di Rumiko Takahashi (autrice di Ranma 1/2 e Inuyasha), Lamù è l’icona sexy dei cartoni giapponesi anni ’80: l’aliena con il bikini tigrato e stivali alti arriva sulla Terra insieme alla sua gente, gli Oni, per conquistare la Terra. Prima di farlo, però, gli alieni decidono di offrire una possibilità agli esseri umani: se uno di loro riuscirà a toccare le corna di Lamù entro dieci giorni, il pianeta sarà salvo.

La scelta ricade su Ataru Moroboshi, un liceale perseguitato dalla sfortuna che si ritrova coinvolto in qualcosa più grande di lui. Lamù è agile, sa volare e ha il potere di generare scariche elettriche: il poveretto non ha speranze.

L’ultimo giorno, però, la fidanzata di Ataru, Shinobu, gli promette di sposarlo in caso di vittoria, cosa che spinge il giovane a vincere a ogni costo. Riesce così a rubare il reggiseno di Lamù e a usarlo come esca per attirarla verso di sé, afferrandole le corna e affermando a voce alta che finalmente potrà sposarsi. Ma la sfortuna è dietro l’angolo: l’aliena pensa che il giovane voglia sposare lei e accetta, provocando l’ira di Shinobu. Quest’ultima se ne va, troncando la relazione con Ataru che d’ora in avanti sarà in balia delle attenzioni fin troppo elettrizzanti di Lamù.

Sebbene la sua messa in onda fosse relegata ad reti private locali, il successo di Lamù è andato crescendo pian piano in Italia e rappresenta un caso più unico che raro: nonostante le situazioni ammiccanti e le scene di nudo, il cartone non ha subito nessuna censura nell’adattamento italiano!

Kiss Me Licia (1985)

Un giorno di pioggia Andrea e Giuliano incontrano Licia per caso… L’avete letta cantando, lo so!

Il cartone sentimentale più famoso in Italia in quel periodo (e forse anche nel decennio successivo) arriva il Italia nel 1985 è tratto dal manga di Kaoru Tada Aishite Naito (愛してナイト, “Amami, cavaliere”). La protagonista è una liceale di nome Licia che vive con il padre Marrabbio, proprietario del ristorante di okonomiyaki Mambo.

Un giorno di pioggia, mentre cammina per strada, la ragazza trova il piccolo Andrea e il gatto Giuliano, e si prende cura di loro; poco dopo si scontra con il fratello maggiore del bambino, Mirko, che si scoprirà essere il leader del gruppo BeeHive. Superate le prime incomprensioni, l’amicizia tra Mirko e Licia si trasforma in una storia d’amore che cambierà la loro vita e quella degli altri membri dei BeeHive.

L’anime ha avuto un enorme successo in Italia, tanto che la Fininvest (che ne deteneva i diritti) ha chiesto una seconda serie ai giapponesi. Dopo aver ricevuto una risposta negativa, si è pensato di chiedere il permesso alla casa produttrice nipponica per un live-action made in Italy: nasce così il telefilm di Kiss me Licia, che vanta ben quattro serie e che vede Cristina D’Avena e Pasquale Finicelli nei panni dei protagonisti.

Ken il Guerriero (1987)

Difficile risalire alla data esatta della prima messa in onda italiana, perché è stato trasmesso su diverse emittenti a orari diversi, ma sono certa che tutti hanno visto almeno un episodio di questa serie.
L’anime si apre su un mondo apocalittico, sconvolto dalle atomiche e dove l’umanità vive di stenti, secondo la legge del più forte. Qui facciamo la conoscenza del guerriero Kenshiro, maestro di arti marziali e 64° successore della “Divina Scuola di Hokuto”, in viaggio per salvare la fidanzata rapita, Julia.

Nel suo peregrinare si scontra con numerosi avversari, divenendo sempre più forte e riuscendo a padroneggiare persino le tecniche segrete tramandate dalla propria scuola. È accompagnato da due bambini: Bart, un piccolo genio dei motori, e Lynn, una sensibile bambina che ha il dono di capire le reali intenzioni di chi incontra.

Sangue, teste che esplodono, violenza e dolore: Ken il Guerriero è la serie che meno si avvicina all’idea di prodotto per bambini ed è stato l’incubo di molti genitori.
Qui, però, la censura italiana si è fatta valere non tanto sulle scene di violenza (che sono rimaste pressoché inalterate), ma sulla traduzione dei dialoghi e delle mosse, a tratti imbarazzante. Come scordarsi il “colpo del salto che uccide” o “il raggio simpatico”?

Nonostante tutto, in Italia Ken il Guerriero ha ottenuto un successo strepitoso, a cui sono seguite varie repliche.
Le tematiche che affronta, così diverse dai vari cartoni animati a cui sono abituati i bambini dell’epoca, sono come una calamita ed è così che Kenshiro si ritrova raffigurato negli album di figurine e nei vari merchandising a lui dedicati.

È quasi magia, Johnny (1989)

Chiudiamo la carrellata con il triangolo amoroso d’eccellenza: Orange Road, in Italia ribattezzato “È quasi magia, Johnny”, benché la magia sia un elemento di sfondo nella storia e serva più come escamotage per uscire da alcune situazioni.

Johnny è un ragazzo di terza media dotato di poteri ESP. Trasferitosi con la famiglia nella nuova città, il giovane fa la conoscenza di due ragazze che stravolgeranno la sua vita tranquilla: la bella Sabrina, per cui perderà completamente la testa, e la dolce e sensibile Tinetta, amica del cuore di Sabrina e innamorata persa di Johnny.
Tra gag, gelosie e malintesi, inizia così il triangolo amoroso più seguito degli anni 80, che in Italia ha subito uno dei rimaneggiamenti più feroci di quel periodo.

In seguito alla pubblicazione del manga, la serie viene ridoppiata più fedelmente e senza censure dalla Dynamic Italia in una collezione da 16 VHS, benché il primo adattamento sia ormai entrato di diritto nel cuore dei nostalgici.

I cartoni giapponesi anni 80 hanno segnato l’infanzia di molti, avvicinandoli al mondo del Sol Levante. Ma chi è venuto in Giappone pensando di trovare del merchandising di queste serie, sarà rimasto deluso nel constatare che solo i più anziani se le ricordano.

I nostalgici, però, non demordano: la catena di Mandarake, ad esempio, è specializzata in articoli legati a manga e anime vintage e potrebbe essere proprio quello che fa per te. La sede più importante si trova a Nakano Broadway, la mecca per i collezionisti appassionati che si trovano a Tokyo!

Qual è stato il tuo cartone animato giapponesi anni 80 preferito? Fai un tuffo nel passato e lasciati cullare dalla nostalgia!

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